Cosa si intende per disturbo psicologico?

I disturbi psicologici hanno sempre una ragion d’essere e ciò che è importante fare è individuare questa ragione per poter lavorare su di essa. Il quadro anamnestico deve essere valutato attentamente per comprendere appieno la problematica e poi cercare di trasformarla in risorsa.

Esistono delle caratteristiche che sono essenziali per descrivere adeguatamente che cosa sia un comportamento patologico, e anche se nessuna di esse da sola è pienamente esplicativa, insieme riescono a definire tutti gli aspetti di un concetto così complesso. La definizione di disturbo psicologico viene di solito determinata sulla base della contemporanea presenza di diverse caratteristiche:

1)    L’INFREQUENZA STATISTICA: si riferisce al fatto che il comportamento risulta essere poco frequente nel considerare la media della popolazione. Affermare che una data persona ha globalmente un comportamento «normale» significa dire che quel soggetto non devia molto dalla media riscontrata nella popolazione per il tratto della personalità o per la modalità di comportamento presi in esame. Bisogna ricordare che solo certi particolari comportamenti infrequenti, come avere allucinazioni o profondi stati depressivi, rientrano tra le condizioni prese in esame.

2)    LA VIOLAZIONE DELLE NORME SOCIALI: Un’altra caratteristica da prendere in considerazione al fine di determinare l’anormalità di un comportamento è se esso viola le norme sociali, oppure se rappresenta una minaccia o una fonte d’ansia per chi ne è spettatore; bisogna però considerare che la violazione delle norme fa dell’anormalità psichica un concetto relativo( alcuni comportamenti inusuali possono essere tollerati a seconda delle norme culturali prevalenti)

3)    IL DISAGIO INDIVIDUALE: il comportamento è anormale se crea profondo disagio e tormento nella persona che lo mette in atto; bisogna ricordare però che non tutti i disturbi psicologici si accompagnano necessariamente ad angoscia e sofferenza, almeno in apparenza (per esempio lo psicopatico). Siccome si tratta di una caratteristica intrinsecamente soggettiva, questa è solo una parte della definizione globale di comportamento patologico.

4)    L’INCAPACITÁ O LA DISFUNZIONE: riguarda il fatto che in qualche importante area dell’esistenza (società, lavoro, rapporti personali) il funzionamento di una persona sia compromesso dal disturbo di cui soffre; è un criterio che non si applica a tutti i disturbi mentali, ma solo alla maggior parte.

5)    L’IMPREVEDIBILITÁ: la sofferenza e l’incapacità vengono considerate patologiche quando sono risposte impreviste a fattori ambientali stressanti (per esempio i disturbi d’ansia vengono diagnosticati quando l’ansia è imprevista e sproporzionata rispetto alla situazione).

L’insieme di tutte queste caratteristiche offre un’utile base concettuale da cui partire per descrivere la patologia psichica.

Esistono diverse tipologie di disturbi, dai disturbi legati all’infanzia e adolescenza ai disturbi correlati a dipendenze, alla schizofrenia, ai disturbi dell’umore, ai disturbi d’ansia, ai disturbi dell’alimentazione, ecc, ed è importante riuscire a collocare i sintomi all’interno di una determinata categoria per poter implementare il trattamento.

Un altro aspetto da valutare riguarda la personalità. Un disturbo di personalità è definito come un modello costante di esperienza interiore e di comportamento che devia notevolmente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo. Questi modelli pervasivi e inflessibili sono tali da provocare disagio e compromissione del funzionamento sociale e lavorativo. Il disturbo di personalità è caratterizzato dal manifestarsi di certi tratti di personalità in forme estreme.

Per comprendere la natura di una patologia occorre capire il contesto, valutare attentamente anche tutte quelle componenti mediche e familiari che incidono sul disturbo, capire quali sono le caratteristiche che hanno portato quella certa persona a sviluppare un comportamento che si può definire “anormale”, di sofferenza psicologica. La scala di VGF (Scala di Valutazione Globale del Funzionamento) è utilissima nel comprendere come un sintomo si è sviluppato all’interno del funzionamento globale della persona e per valutare il benessere di qualcuno non dobbiamo assolutamente trascurare questa componente.